(13) BAROOTAROT (24)
Da 13 a 24: la seconda serie di carte
Incontri
Ecco dei ritratti di persone amiche, composti graficamente in modo da voler mostrare della persona una qualità, tra le tante possedute.
Una delle qualità, quella a me più evidente, ritrovabile dai più accorti nella percezione viva della persona.
Nella composizione grafica vi è l’immagine, vi è un nome che descrive la qualità, come neologismo, e a seguire un aforisma evocativo, esplicativo, almeno mi auguro che così sia, così per come li ho creati.
Tutti scorrono e ognuno di noi può fermarli e indicando fare la sua scelta.
Si, perché già scelgo quando indico, fermo e vedo, e quando compare in immagine un contenuto, percependolo esso mi s’imprime, crea relazione: incontra.
Potrebbe bastare questo, invece di ciascuna vi è anche un cartoncino stampato, una carta o figurina e ciò sottintende …da gioco.
Le possiamo chiamare carte
Il gioco sarebbe fare quanto detto ma preceduto da una domanda a noi cara, portata prima a coscienza.
Quindi affidandoci al genio del caso si sceglie, poi si contempla immagine, nome e aforisma scelto e si cerca di accogliere la risposta, silente.
Un gioco, appunto, un’occasione di incontro con assetti delicati, propri e altrui, che nella sobrietà della leggerezza si tenta di scorgere, spensierati.
Qui le vediamo così, una pagina per ciascun ritratto, in realtà sono proprio degli oggetti in cartoncino, ci possiamo giocare anche qui, ma passate per le mani, sono un altro sentire, magari giocandoci in compagnia, se non da soli.
Passate a trovarmi e le vedrete, e se sarà il caso le avrete.
Quindi lo possiamo chiamare gioco, si, l’intento è una specie di gioco psicologico, ma anche l’idea di chiamarlo scherzo filosofico non mi dispiace.
La domanda, la scelta, la risposta
Il punto di partenza è la domanda che una persona ha, quella specie di nodo irrisolto, frutto di profonda necessità, piuttosto che di superficiale curiosità.
Domanda cosciente o incosciente, che si ha chiaro oppure no, della quale si sa che se maggiore è la chiarezza maggiore sarà la possibilità di soluzione.
Allora per procedere si abbisogna di luce.
Tale volontà di chiarezza è già l’iniziarsi di una scelta, che si continua, matura nelle occasioni che abbiamo o ci diamo, per sciogliere il nodo, per volersi dare una risposta, da soli o con l’altro.
Avrete forse notato che il simbolo in movimento qui sopra si annoda e si scioglie, si coagula e solve in un tutt’uno, ma si attua solo muovendosi, ed è esattamente quello che possiamo attuare noi in coscienti, volenti atti.
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